La Proposta: le mille storie de l’Orto de’ Pecci

In origine erano solo orti. Quelli che venivano fatti coltivare dai ricoverati dell’Ospedale Psichiatrico di San Niccolò che si cercava, con l’ergoterapia, di riportare a una dimensione più vicina alla “normalità”.

Furono loro gli eredi degli ortolani che, dalla fine del Trecento, si erano succeduti su queste terre che i documenti (quanto meno a partire dal Cinquecento) indicano come Orto de’ Pecci (dal nome della omonima famiglia? possibile, ma poco probabile. Dai “pecci” – abeti rossi, picea abies che vi sembrano raffigurati in antiche vedute? probabile).

Poi i manicomi vennero chiusi, ma i disagiati e gli svantaggiati (e non solo quelli provenienti dalla psichiatria) non scomparvero per legge. Fu così che nacque una cooperativa sociale “La Proposta” che si fece carico di loro e si “inventò”, per reinserirli, una serie di attività incentrate su questa terra (agricoltura, cura del verde pubblico, rimozione di ingombranti, raccolta differenziata e ristorazione).

Dagli orti medievali all’Orto de’ Pecci c’è, in mezzo, una storia di oltre settecento anni e una filosofia di vita comune: dare risposte alle necessità.

Che sia quella di una casa per i senesi di fresca cittadinanza, o quella di un futuro per chi ha rischiato di vederselo negare. Il ristorante “All’Orto de’ Pecci” si trova a trecento metri da Piazza del Campo (con una vista unica sulla Torre del Mangia e Palazzo Pubblico), in un parco ricco di storia e memoria, che, pur essendo privato, amiamo (Covid permettendo) lasciarlo fruibile a tutta la cittadinanza.

Il ristorante “All’Orto de’ Pecci” sorge in quello che era un podere colonico. Fin dall’800 vi abitava la famiglia di uno degli infermieri dell’ospedale psichiatrico di San Niccolò addetto a guidare e sorvegliare i pazienti che al mattino scendevano proprio nella nostra valle per lavorare orti e frutteti nell’ambito di quella particolare terapia riabilitativa chiamata “ergoterapia”. In realtà l’edificio è assai più antico, pensate che le sue fondamenta si fondano su un’antica fonte medievale, che potrebbe risalire addirittura al XIV secolo, quando nella valle vi era un borgo abitato densamente che poi “scomparve” a seguito della Peste Nera del 1348. La fonte di Porta Giustizia che si trova sotto il ristorante potrebbe essere l’ultimo ricordo di quella antica urbanizzazione. Ma di storie l’Orto de’ Pecci ne porta tante con sé. Il parco che oggi ospita il ristorante (ma facciamo anche un’ottima pizza con un’attenta scelta delle materie prime) è stato a lungo coltivato ed utilizzato come orto e frutteto a beneficio del manicomio. Nel corso del ‘900 il villaggio manicomiale di San Niccolò è arrivato ad ospitare fino a 2000 persone e con quello che veniva coltivato all’Orto de’ Pecci si soddisfaceva il fabbisogno di frutta e verdura per l’intero complesso.

Oggi che cosa è rimasto di tutto questo. L’aspetto sociale del ristorante, ancora gestito dalla cooperativa La Proposta che è una Onlus, no profit.

La passione per la buona cucina, per l’utilizzo di materie prime del territorio, verdura e aromi ancora coltivati da noi nell’orto biologico (certificato) e nell’orto medievale (ricostruito in base ai documenti e alle testimoniante iconografiche senesi).

Non a caso il nostro menù cambia ogni stagione (anche più volte per stagione, in realtà) ed è strettamente legato ai prodotti che i nostri orti ci offrono.

Il nostro cercare di essere un ristorante “sociale” si evidenzia anche nel modo di concepire la ristorazione, non solo offrendo i prodotti migliori (sia in cucina che in pizzeria), ma anche, ad esempio, servendo a chi ce lo chiede e regolarmente a pranzo nel servizio di mensa l’acqua in brocca che non facciamo pagare. E ancora: una scelta che abbiamo fatto da sempre quella di non far pagare pane e coperto e nemmeno il servizio. E’ una scelta che i nostri clienti apprezzano, dettata dal rispetto nei loro confronti da parte di una cooperativa con scopi sociali quel è la nostra.

Il servizio, poi, è un atto dovuto verso chi viene a conoscere l’Orto de’ Pecci, un servizio fatto di accoglienza, professionalità, ma un servizio, talvolta, fatto anche da non professionisti perché anche nel settore dedicato alla ristorazione noi inseriamo a lavoro persone con problematiche e disagi sociali più o meno “immediatamente percepibili”. Così potrete essere serviti da persone con disagi psichici, o con passati e vite difficili che con questo lavoro cercano un riscatto, forte, importante, a volte l’ultimo, per riprendere la loro vita. E questo noi lo scriviamo anche nei nostri menù.

Così quando i nostri clienti leggono la nostra storia insieme ai piatti che proponiamo, oppure ci chiedono di raccontare ciò che facciamo come cooperativa, il complimento più grande che ci fanno è quando ci chiedono: anche adesso sono qui al lavoro? non ce ne eravamo accorti!” Perché all’Orto de’ Pecci non c’è diversità, siamo tutti uguali e questa è la nostra normalità.

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