Fernanda Minucci: la storia della cooperazione sociale aretina

Dall’esperienza nel vecchio manicomio alle moderne forme di cooperazione


Quando aveva iniziato a lavorare, la cooperazione sociale non esisteva nemmeno. E lei contribuì a crearla ad Arezzo. Quando è andata in pensione, nei giorni scorsi, la cooperativa Sodiser che aveva promosso era ormai entrata a far parte di Betadue, una delle maggiori cooperative sociali di tipo B in Toscana.

Fernanda Minucci è il simbolo della storia di questo settore in provincia di Arezzo. La data d’avvio è il 1986. Fernanda Minucci lavorava nel Dipartimento di salute mentale occupandosi del coordinamento dei soggetti svantaggiati impegnati nei tirocini per  agli inserimenti lavorativi.

“Sodiser nacque per dare la possibilità e la dignità del lavoro alle persone più fragili, iniziando dai corsi di cucito e  da altre attività. Fu la prima società di fatto e poi cooperativa sociale nel 1986 , appena la legge ne consentì la formazione fu la prima cooperativa sociale nella provincia di Arezzo. Negli anni novanta impegnava dalle 50 alle 70 persone che lavoravano nei vari settori dalle pulizie. manutenzione verde e cucio.  Creammo un punto di aggregazione al Pionta, nella zona del Duomo Vecchio. Qui gestivamo corsi di cucina con 10 persone per volta. Erano tenuti da personale specializzato ed erano da da 2 a 3 appuntamenti a settimana con un  piccolo attestato alla conclusione del corso. Ne facemmo uno simile che per il cucito”.

Fernanda Minucci divenne Presidente di Sodiser nel 1998 e lo rimase fino al 2018 quando confluì in Betadue. “I nostri soci sono state persone compensate ma senza la necessaria autostima. La prima azione era assegnare loro una responsabilità per potenziare l’autonomia e questa si poteva avere solo dandogli la dignità con il lavoro. L’obiettivo era rendere i nostri soci fiduciosi in se stessi, verificarne il lavoro, sostenerli costantemente ma anche stimolarli a fare meglio. L’inserimento di normodotati è stato sempre molto limitato in Sodiser perché quasi tutti i soci erano pazienti del Dipartimento di salute mentale e seguivano un progetto di inserimento lavorativo e d’iniziativa regionale. Un percorso attraverso il quale sono passate, in Sodiser, oltre 400 persone”negli ultimi anni con la crisi economica ci sono stati anche diversi inserimenti di persone fragili che avevano perso il lavoro.

Minucci è stata protagonista anche della nascita di Coob nel 2004, consorzio di cooperative sociali di tipo B di cui fu Presidente per 6 anni e che oggi è uno dei maggior consorzi di questo tipo nell’Italia centrale.

Cosa è cambiato negli anni? “Si è affermata la logica del massimo ribasso nella gare pubbliche e le piccole cooperative che si occupano realmente degli inserimenti dei soggetti svantaggiati, hanno avuto molte difficoltà – sottolinea Fernanda Minucci. Il passaggio dalle gare riservate a quelle europee è stato un salto eccessivo in grado di compromettere i progetti d’inserimento lavorativo delle persone più fragili”.

La cooperazione sociale di tipo B è cresciuta nonostante un contesto generale avverso. “C’è molta disattenzione verso le persone svantaggiate. Non c’è più nemmeno grande comprensione e prevalgono individualismo ed egoismo.  La nostra risposta è stata quella opposta: solidarietà e aggregazione.

In questo contesto nasce l’idea della fusione tra Sodiser e Betadue. “La ragione è la condivisione dei valori di appartenenza “ ed è per questo che abbiamo deciso di  unire la nostra strada a quella di Betadue. Non avremmo fatto la fusione con nessun altro. La crescita dimensionale e organizzativa è un processo obbligato ma un elemento deve essere chiaro: la cooperazione di tipo B non può essere snaturata. Vado in pensione nella consapevolezza di essere stata fortunata a vivere un’esperienza così bella, a fianco di persone straordinarie alle quali ho dato molto ma dalle quali ho anche avuto molto. Ai giovani cooperatori vorrei dire di non perdere mai l’”anima” della cooperazione sociale”.sono i valori per cui siamo nati. Vorrei anche ringraziare tutti gli operatori, cooperatori , soci di Betadue per la disponibilità e l’affetto che mi hanno dato sono tutte persone speciali”.

“I giovani soci non la perderanno – afferma Gabriele Mecheri, Presidente di Betadue. Storie come quella di Fernanda ci rendono orgogliosi di appartenere alla cooperazione sociale.  Oggi siamo cresciuti, siamo un soggetto economico e sociale forte, abbiamo acquistato dignità e autorevolezza ma nel nostro Dna ci sono sempre quegli elementi che indussero donne e uomini a impegnarsi per rendere degna la vita di altre persone, come quelle ancora nei manicomi, che erano più fragili, più sole, più povere di speranza e di opportunità. Grazie Fernanda”.